lunedì 16 aprile 2012

Dalla nascita dello stato d'Israele agli accordi di Camp David

-Le origini del conflitto israelo-palestinese (1parte)


Dopo la fine della seconda guerra mondiale lo scenario politico in Palestina si presentava molto confuso: i rapporti tra sionisti e britannici si erano nuovamente inaspriti per i limiti alle immigrazioni ebraiche, il Mossad introdusse clandestinamente in Palestina circa 250 000 ebrei, emblematico è il caso Exodus dove 58 delle 63 navi contenenti clandestini furono intercettate dalla Gran Bretagna; la crescita del Sionismo Revisionista portò ad una radicalizzazione del conflitto che diede vita ad una spirale di violenza con continui attacchi terroristici da parte dell'Irgun e della neonata Banda Stern; la nascita della Lega Araba (composta da Siria, Arabia Saudita, Libano, Egitto, Transgiordania e Iraq) rendeva la Palestina appetibile anche per i paesi Arabi.

I continui attacchi terroristici da parte dei gruppi sionisti costrinsero la Gran Bretagna a chiedere l'internazionalizzazione del "caso Palestina" e a tal proposito fu istituita una speciale commissione d'inchiesta(Unscop) che suggerì alle Nazioni Unite un piano di spartizione:la fine del mandato britannico in Palestina e la creazione di due stati sovrani e indipendenti,uno arabo e uno sionista, con l'unica eccezione della città di Gerusalemme che sarebbe stata sottoposta ad un'amministrazione internazionale. Tale proposta trovò favorevoli le due principali potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica e il piano venne approvato(dando vita alla risoluzione Onu n.181) il 29 novembre del 1947 con 33 voti a favore, 13 contrari e 10 astenuti(tra cui la Gran Bretagna) ma incontrò il più totale rifiuto da parte dei governi dei paesi arabi, pronti a contrastare con la forza la nascita di uno Stato sionista.

La Gran Bretagna lasciò la Palestina 15 giorni prima del suo mandato (1 maggio 1948) ma nel frattempo le forze sioniste avevano preso il controllo dei principali punti strategici con una serie di operazioni militari (il Piano Dalet) che videro anche veri e propri massacri come quello del villaggio Deir Yassin dove furono barbaramente uccisi 254 palestinesi. Il 14 maggio 1948 alle ore 16 (esatta scadenza del mandato britannico), Ben Gurion annuncia la nascita dello Stato d'Israele che fu immediatamente riconosciuto da Stati Uniti e Unione Sovietica, poche ore dopo la Lega Araba decise di invadere i territori del nuovo Stato dando vita a quella che per gli israeliani è la "guerra d'indipendenza" e per i palestinesi rappresenta la "nakba"(disfatta). Israele con l'ausilio delle armi arrivate dall'occidente uscì vittoriosa dalla guerra, negoziando armisitizi separati(con Siria, Egitto, Giordania e Libano nella Conferenza di Rodi del 1949) che portarono all'occupazione di nuovi territori rispetto ai precedenti accordi, dall'altra parte consegnò la Striscia di Gaza nelle mani dell'Egitto e la Cisgiordania nelle mani della Giordania, dimostrando ancora una volta quanto il popolo Palestinese rappresentasse solo una pedina, privata di ogni diritto.

La guerra fece emergere diversi aspetti contraddittori che sfaldarono il fronte dell'unità araba, i contrasti tra chi voleva l'annessione alla Giordania e chi voleva uno stato indipendente(ci fu anche l'assassinio del Re Abdullah di Giordania per mano di un palestinese), il problema dei profughi e di quanto i paesi arabi fossero realmente disposti ad accoglierli, infine l'aumentare dell'importanza dello Stato d'Israele nello scacchiere politico internazionale con l'ammissione nell'Onu avvenuta nel marzo del 1949. La dimostrazione di questa crescita ci fu quando la Francia e la Gran Bretagna chiesero l'aiuto allo Stato sionista per attaccare l'Egitto di Nasser, reo di aver nazionalizzato la Compagnia del Canale di Suez, nel 1956. La Guerra del Sinai, durata pochi giorni, vide una vittoria schiacciante delle forze guidate da Israele costretta però a restituire i territori occupati durante l'offensiva ottenendo in cambio il libero passaggio dal golfo di Aqaba e dallo stretto di Tiran.
Nel fronte Palestinese cominciava a svegliarsi una forte coscienza politica e s'intravedeva una voglia di  indipendenza rispetto agli altri paesi arabi anche da parte dei profughi, che portò alla costituzione di Al Fatah, nel 1959. Colti tali segnali ci furono diversi tentativi di tenere sotto controllo la spinta politica palestinese, prima da parte del leader Iracheno, Kassem, che propose strumentalmente di formare un governo palestinese in esilio e poi dallo stesso Nasser che nel 1962 concesse una costituzione al territorio di Gaza sotto il controllo però di un governatore generale egiziano dotato di ampli poteri, nonostante questo nel maggio del 1964 nacque l'Organizzazione per la liberazione della Palestina(Olp) con l'obiettivo di riunire tutte le forze politiche(tra cui Al Fatah) divise nelle ideologie ma come obiettivo comune la nascita di uno Stato Palestinese e il contrasto del sionismo e della sua carica violenta e razzista. Questo progetto trovò l'approvazione dell'Urss che, per bocca di Krusciov, sosteneva la causa araba come lotta antimperialista e antisionista.

Le cose continuarono a degenerare e il preludio ad una nuova guerra fu rappresentato da due episodi in particolare: nell'aprile 1967 l'aviazione israeliana abbattè sei aerei siriani mentre a maggio ci fu la chiusura da parte dell'Egitto dello stretto di Tiran. Si apriva così la Guerra dei Sei giorni(dal 5 al 10 giugno 1967) che segnò in modo indelebile la questione Palestinese, un'altra vittoria militare di Israele che estese ulteriormente i propri confini. In seguito a tali eventi, le Nazioni Unite, nel novembre del 1967, approvarono la risoluzione n.242 che prevedeva il riconoscimento e il rispetto per la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di ogni Stato dell'area e la necessità di operare per una pace giusta e permanente. Tale risoluzione mostrava la propria ambiguità sulla questione dei territori occupati, non era chiaro se il ritiro israeliano dovesse essere da tutte le zone occupate (come diceva la versione francese) o solo da alcune (versione britannica), fatto sta che questa risoluzione fu rifiutata da tutte le forze coinvolte e Israele arbitrariamente mantenne l'occupazione sulla Striscia di Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est e sulla Penisola del Sinai. Inoltre, la Guerra dei Sei Giorni vide mutare notevolmente lo scenario politico su entrambi i fronti: sul fronte Palestinese si vede l'entrata in scena nella striscia di Gaza dei Fratelli Musulmani e la nascita del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) di ispirazione Marxista-Leninista (successivamente ci sarà la scissione del Fronte Democratico) ad opera di George Habash, che diedero ulteriore portata internazionale alla causa Palestinese dandone anche diverse letture, invocazione della guerra santa per i Fratelli Musulmani, lotta politica e sociale per il FPLP; anche sul fronte israeliano c'è stata l'ascesa dei  movimenti di estremisti religiosi come il Gush Emunium(Blocco della Fede). Anche gli altri paesi arabi ne uscirono profondamente mutati, soprattutto il fronte di solidarietà incondizionata si spaccò in maniera significativa tanto da portare gli stessi paesi ad accusarsi gli uni con gli altri, tuttavia rimaneva irrisolta la questione dei profughi palestinesi.

Gli anni tra il '67 e il '73 furono contornati da una serie di episodi(dirottamenti di aerei, attacchi e violazioni) che videro anche la nascita di una serie di frizioni interne al movimento palestinese come le scissioni dal FPLP e la nascita di Al Saiqa in piena lotta con l'Olp guidato da Yasser Arafat. Dopo una serie di attacchi condotti dal Fplp contro la Giordania, Re Hussein nel settembre 1970, rispose con una violenta repressione per scacciare i palestinesi causando migliaia di morti. Il cambiamento della strategia egiziana dopo la morte di Nasser e l'ascesa di Sadat, portò nel 1972 a cacciare via dall'Egitto tutti i tecnici sovietici cercando di ricostruire un fronte unicamente arabo contro Israele, avanzando, l'anno dopo, la richiesta allo stesso Israele di restituzione del Sinai. Proprio nel settembre dello stesso anno, Egitto, Siria e Giordania trovarono l'accordo per sferrare un attacco contro Israele con l'appoggio di un finanziatore molto particolare e nuovo sulla scena, il nuovo leader libico Gheddafi, la principale difficoltà d'Israele veniva però dalle sommosse interne studentesche e religiose.

L'attacco fu sferrato il 6 ottobre del 1973 durante la festività ebraica del Kippur e colse totalmente impreparate le forze israeliane che, complice l'incertezza dell'azione araba, recuperò presto il controllo e passò al contrattacco nel Sinai sotto la guida del generale Ariel Sharon, ma l'accordo raggiunto dai paesi dell'Opec di alzare il prezzo del petrolio ai paesi filoisraeliani costrinse le grandi potenze a fermare l'attacco dello stato sionista(28 ottobre). L'Onu con la Risoluzione n.338 ribadiva i punti della n.242 ma con una differenza, per la prima volta chiedeva negoziati diretti che conducessero ad una pace "durevole e giusta". Il percorso successivo vide importanti accordi tra Israele ed Egitto, quelli di Camp David nel 1978, che condussero ad un trattato di pace (26 marzo 1979) dove Israele restituì all'Egitto la penisola del Sinai.
Tali accordi non ebbero però molta stima negli altri paesi e fu presa una posizione di rifiuto da parte delle altre forze interessate, tanto che Sadat fu ucciso nel 1981 da un gruppo legato ai Fratelli Musulmani. Lo scenario poltico cambiava ancora una volta con Israele che guadagnava un nuovo alleato tra i paesi arabi.

Leo Canale

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