martedì 28 febbraio 2012

No-Tav salerno


Martedì 28 febbraio dalle ore 18 alle ore 20, in via manzo si è svolto un sit-in per sostenere il Movimento No-Tav.

Le associazioni, i movimenti, i sindacati e i partiti salernitani che solidarizzano con il movimento No-Tav si sono riuniti nei pressi della sede provinciale del PD dopo il grave incidente che ha colpito Luca Abbà; storico leader del movimento.

La denuncia della politica criminale e criminalizzante che si sta svolgendo in val di susa, la militarizzazione del territorio per un opera inutile, costosa e dannosa come la Tav non poteva prescindere dalla denuncia della posizione del PD, nel migliore dei casi ambigua quando non dichiaratamente a favore della Tav.

Il movimento No-Tav continua a resistere, come fa da anni, ai continui attacchi fisici e mediatici. Ci auguriamo che l’atteggiamento del PD cambi radicalmente e che il governo e le parti interessate da questa vicenda si ravvedano comprendendo l’inutilità dell’opera, ancora di più in tempi di crisi.


domenica 26 febbraio 2012

Fumare in gruppo = Spaccio


È ciò che afferma la Cassazione confermando la sentenza della Corte d´Appello di Brescia: secondo la sentenza 6374 della Quarta sezione penale, che condanna tre ventenni bresciani, il consumo di stupefacenti “in gruppo” non è ascrivibile alla categoria “dell´uso personale”. Secondo la Suprema  Corte l'acquisto ed il consumo di sostanze stupefacenti in gruppo implica che "la droga non sia destinata ad uso esclusivamente personale".

Con questa sentenza è evidente che siamo in presenza di un tentativo di inasprire la repressione contro chi fa uso di sostanze stupefacenti. Mentre in Europa, ed in quasi tutto l'occidente, i Governi s'interrogano sui danni provocati dal proibizionismo, soprattutto per quanto riguarda la cannabis, in Italia ancora si permette alla malavita organizzata di detenere il monopolio assoluto sulla produzione e traffico di queste sostanze, creando un enorme danno alle casse dello Stato, alla salute ed alla dignità dei consumatori, considerati pericolosi criminali da questo sistema perbenista e retrogrado.

Siamo di fronte all'ennesimo attacco strumentale: la cannabis, la marijuana o con qualsiasi altro modo la si voglia chiamare, non può essere equiparata alla nicotina o all'alcol, droghe che, se pur legalizzate, producono un danno sociale che grava paurosamente sulle casse dello stato, figuriamoci se può essere paragonata ad eroina e cocaina. I danni che provoca questa sostanza sono tutti legati ad ingiustificate pratiche di criminalizzazione che disegnano un consumatore di marijuana come uno spacciatore tossicodipendente.

Quando riusciremo a far capire, chi legifera e chi applica la legge, che chi fuma uno spinello non è un pericolo per la società?
Quando riusciremo a far capire ai nostri parlamentari che legalizzare marijuana ed hashish svuoterebbe le nostre carceri risolvendo in parte il problema del sovraffollamento?
Quando riusciremo a far capire ai nostri Governi che legalizzando la cannabis ed i suoi derivati si creerebbero decine di migliaia di posti di lavoro?

domenica 19 febbraio 2012

Il gioco di Monti



Assunto che, come chiarì Norberto Bobbio, uno Stato non possiede immutabili fini propri, da tempo siamo di fronte ad un mutamento delle forme di stato europee. Divenute una sorta di “Stati competitivi di solvibilità”, le timocrazie occidentali hanno maturato questo assetto nel trentennale brodo di coltura neoliberista, alla cui manifestazione la crisi dei debiti sovrani ha impresso un’accelerazione decisiva. Uno “Stato competitivo di solvibilità” si prefigge, in sostanza, due obiettivi: concorrere nell’economia globalizzata ed essere in grado di soddisfare le obbligazioni assunte; ovvero, ottenere la “fiducia” dei mercati (in luogo dei cittadini). 

Data l’intempestività del sistema democratico in ordine al raggiungimento di tali scopi, negli Stati a rischio di insolvenza (Italia,Grecia) questo è stato surrogato con governi sedicenti “tecnici”, delle specie di protesi “ad interim”, i cui capi e membri sono stati perlopiù scelti tra la nomenklatura dei “think tanks” neoliberisti e delle grandi finanziarie, col compito di rimborsare i prestatori(spesso le stesse finanziarie di cui facevano parte fino a poco prima). Parimenti, è evidente che tale cambio di guardia sia sopraggiunto anche in ragione della stretta interdipendenza tra le economie europee e mondiali, attraverso le pressioni di “Merkozy” e della Troika(Commissione europea,Bce,Fmi). Pertanto, per cogliere la “ratio” delle manovre di Monti, Papadimos o Mariano Rajoy, occorre sussumerle nel contesto delle politiche economiche sovranazionali. 

Il 30 Gennaio, a Bruxelles, 25 Capi di Stato e di Governo hanno firmato il “Trattato di stabilità, coordinamento e governance” dell’ Uem: è lo specchio del programma di Monti. Oltre ad imporre l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione, impedendo il ricorso a politiche anticicliche, il Trattato dispone che il deficit annuale di ogni paese firmatario non debba superare lo 0,5 % del Pil; inoltre, ordina l’abbattimento del debito, per la quota eccedente il 60 % del Pil, di un ventesimo all’ anno: per l’Italia vuol dire un taglio annuo di 47 miliardi, per vent’anni. In soldoni, viene elusa la causa originaria della speculazione sui debiti europei, cioè la rovinosa configurazione dell’Ue, figlia dell’ ordoliberismo tedesco - con una Banca centrale che,unica al mondo, non batte moneta comprando titoli di stato-, indebolendone le già fragili fondamenta. Ma il dato più allarmante è che, dall’inizio del 2012, i governi europei hanno deciso di coordinarsi per condurre una politica comune di moderazione salariale(prodromo di uno “Stato federale competitivo di solvibilità”?). Un’ entrata a gamba tesa, il cui obiettivo dichiarato è frantumare la contrattazione collettiva. I paesi europei dovranno conformarsi all’ archetipo tedesco della deflazione competitiva(crescita della competitività tramite riduzione dei salari). 

Con Schroder (1998-2005) - che inaugurò questo infelice modello, dove il salario è variabile dipendente del profitto - , è stato detto, la Germania ha incominciato a crescere a le sue esportazioni ad aumentare. Ma a quale prezzo? Nel 2011, il 40% dei lavoratori tedeschi era assunto con contratti precari e 6,5 milioni di lavoratori erano impiegati a meno di dieci euro l’ora. Fra tutti i paesi Ocse, la Germania è quello che, tra il 2000 e il 2009, ha visto crescere più lentamente i salari. Ed è proprio questo il taglio che Monti vuole imprimere al mondo del lavoro in Italia. Proni ai diktat europei, ma pieni di protervia cattedratica verso giovani precari e lavoratori, Monti ed i suoi ministri attaccano la contrattazione collettiva, in linea col precedente governo. La contrattazione collettiva è uno strumento fondamentale per una più equa distribuzione tra la quota salari (la parte di Pil che va al lavoro) e i redditi da capitale. Le statistiche Ocse informano che, in vent’anni, la quota salari in Italia ha perso oltre 10 punti sul Pil (un punto di Pil è circa 16 miliardi l’anno),che sono andati ai redditi da capitale. Ma la controriforma del lavoro ha carattere transnazionale,rientrando nelle più vasta offensiva contro i lavoratori, i servizi pubblici ed i beni comuni,applicata da tutti i governi europei. Sul lavoro, la parola chiave è la famosa “flessibilità”. In Italia, secondo le politica schizoide dei “due tempi”,dopo il “rigore”( la batosta sulle pensioni,l’aumento dell’IVA, l’introduzione dell’IMU,fatte per rimborsare le banche sulla pelle delle persone),verrà l’ora della crescita. E come si “cresce”,secondo Monti? Domanda retorica : liberalizzazioni, privatizzazioni e flessibilità. Accantonando il solito mantra delle liberalizzazioni (leggi: creazione di nuovi monopoli) e privatizzazioni (leggi: svendita di partecipate o di patrimonio pubblico), già ampiamente sperimentate e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, è surreale sentir parlare ancora di “flessibilità” come fattore di crescita della produttività. 

In Italia il 31 % dei giovani sotto i 24 anni è disoccupato,e circa la metà di quelli che lavorano sono precari. Le cause della precarietà risiedono nella proliferazione di forme contrattuali( 46,secondo la Cgil), “legalizzate” attraverso il Pacchetto Treu del 1997 e la “legge 30” del 2003. La logica di queste leggi era la stessa di oggi : favorire l’occupazione giovanile,garantendo la flessibilità in uscita alle imprese. Ciò nonostante ,Monti dichiara di voler aumentare la produttività mediante la flessibilità, puntando dritto all’ art. 18. A riguardo, non esiste verifica empirica che l’art. 18 impedisca alle aziende di licenziare,né ci sono prove che la sua abolizione serva ad aumentare l’occupazione: solo tanta retorica ideologica padronale. La maggiore produttività ( essendo un aumento del valore aggiunto per ora lavorata), può verificarsi solo tramite investimenti nella ricerca e soprattutto nella formazione del lavoratore, cosa che la flessibilità impedisce alla radice. Giustamente, Albert Einstein affermò: <<Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato>>. Il finanzcapitalismo e la deregolamentazione neoliberista hanno prodotto la più grande crisi,economica e di civiltà, della storia. La distruzione della Grecia,senza una brusca inversione di rotta, non è altro che la prolessi di ciò che toccherà all’ Italia,all’ euro e all’Europa.

Valentino Rizzo

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mercoledì 15 febbraio 2012

In direzione ostinata e contraria


Ieri, 14  febbraio, alle ore 17 nel punto Einaudi a Salerno c’è stato un incontro con Paolo Ferrero che ha presentato il libro: “in direzione ostinata e contraria, per una storia di Rifondazione Comunista” di Paolo Favilli ed oltre alla presentazione ha risposto ad una lunga intervista.
Intervista che ha spaziato dalla situazione interna al partito alla situazione sia italiana che internazionale. Non sono mancate le domande dal pubblico a cui Ferrero si è dedicato verso la fine dell’incontro. Qui riportiamo una sintesi stringata dell’intervista e delle parole spese dal segretario nazionale del PRC:

-la vostra è una storia d’amore e di tradimenti, sono stati più gli amori, più le passioni o più i tradimenti in questi vent’anni?

Non so cosa è stato di più, ma penso che abbiamo fatto bene a fare la battaglia che abbiamo fatto. Se rifondazione non ci fosse stata bisognava inventarla. Questi vent’anni, dall’89 in poi, sono un grande bluff. Caduto il muro di Berlino ci hanno detto che tutto sarebbe andato bene e a distanza di vent’anni si vede la profonda falsità di queste speranze. In questi vent’anni noi ci siamo mossi consapevolmente controcorrente, è evidente che andare in direzione contraria è molto difficile, e quindi si mettono in conto i tradimenti come gli amori.

-Ma se è stata una bella storia d’amore perché lei parla, allora, della necessità di una rifondazione della rifondazione?

La dico brutalmente: con il governo Prodi noi abbiamo distrutto larga parte del patrimonio simbolico di Rifondazione. Questo partito aveva costruito un suo modo di essere che era rispettato, e una parte di quello che avevamo ricostruito lo abbiamo sperperato. Va ricostruito il senso della nostra storia e per fare questo le pratiche sociali di questo partito sono fondamentali.
Ne approfitto per collegarmi ad una domanda che mi avrebbe comunque fatto: Teo Goracci stamattina (nda 14 febbraio) è stato arrestato. La sequela delle accuse è impressionante, manca solo la banda armata. Io un anno fa pensavo tutto il bene di Goracci, ma quando è arrivato l’avviso di garanzia l’abbiamo sospeso, gli abbiamo chiesto di dimettersi da vicepresidente del consiglio regionale, lui non l’ha fatto e abbiamo litigato pubblicamente. Perche il punto è che si è innocenti fino a quando non si viene condannati ma non si possono assumere cariche politiche se indagati per reati contro la pubblica amministrazione.
Bisogna ricostruire la credibilità in modo che la gente ti conosca per quello che fai, e, se sei conosciuto per quello che fai, un evento come quello di Goracci non è un colpo così grande, anche perche uno non ha l’FBI nel partito, non puoi conoscere ogni cosa di ogni iscritto.
Io credo che il fare sia il pulpito da cui parli.  Se fai, le tue parole hanno un certo valore altrimenti ne hanno un altro.

-Lei parla di capacità di autodeterminarsi, è prevalsa la fede nella causa alla fede nel partito. questa capacità deve essere accostata ad una capacità di governare i processi?

Io nella prefazione al libro sostengo: lo slogan “liberamente comunisti” non è stato solo uno slogan. Rifondazione è l’unico partito nel quale quando c’erano questioni di fondo, i compagni e le compagne hanno deciso. Non si è avuto un meccanismo di identificazione plebiscitaria. Detto questo, Rifondazione ha avuto un compito storico: tenere aperto un punto di vista. E poi, cercare di creare un rapporto di massa. La nostra dialettica è tra queste due cose.
Se fino a vent'anni fa il sindacato contrattava in avanti, migliorando la condizione dei lavoratori, e in parlamento si riusciva ad avere delle leggi buone (riforma sanitaria, statuto dei lavoratori, chiusura dei manicomi, diritto al divorzio e all’aborto) oggi siamo in una fase dove il capitalismo attacca senza contrattare. Se mi si dice che in questi vent’anni c’è stata una legge giusta io dico che non è vero.
Il problema politico che vedo è come riuscire ad accumulare forze. In parte riusciamo ad essere nei movimenti, a governare i processi. Se c’è una battaglia buona rifondazione è presente. Da questo a costruire quello che sarebbe necessario, cioè la costituente dei beni comuni e del lavoro, c'è ancora molto da fare, anche se abbiamo iniziato. Noi dobbiamo creare un fronte di opposizione sociale.
Poi un punto fondamentale è la costruzione di un opposizione al governo Monti come fatto non episodico, la proposta di Di Pietro (unione di Sel Idv e Fds se l’inciucio elettorale di PD e PDL va in porto) può essere un punto di partenza, mi dispiace che Vendola abbia risposto: mai senza il PD. Diventa così una catena di sant’antonio: il PD insegue il terzo polo, Sel insegue il PD e si ritrovano tutti in quella cosa chiamata centro che piace tanto a confindustria.
Quello che credo è che il grande nemico è il bipolarismo. Mi sembra che questo sistema sia fatto in modo che chiunque vinca a governare è la Marcegaglia. Pensare che tutte le scissioni che abbiamo avuto si sono basate proprio sullo “stare dentro” o “stare fuori”, ci sono una serie di veti incrociati che non ti permettono di creare una strada univoca.
La costruzione della sinistra non può prescindere dal ritorno al proporzionale. Per esempio la Linke in germania ha un dibattito interno simile al nostro, però alle elezione vanno con il loro programma proprio perché sono in un sistema proporzionale.

- quante persone secondo lei la pensano come lei, ma non sono iscritti?

La maggioranza dei comunisti stanno fuori dai partiti comunisti, è per questo che dobbiamo ricostruire l’alternativa. Penso che non siano iscritti perche gli errori si pagano e le delusioni si pagano.  La vita interna di un organizzazione democratica è complicata anche perche si litiga di più, il nostro è un corpo vivo. In altre parti c’è chi parla e chi applaude e la divisione del lavoro è quella, da noi non è così.
La federazione della sinistra, dovrebbe servire a questo, a mettere insieme i partiti e anche i compagni e le compagne che stanno fuori.
In più Rifondazione sta cercando di essere chiara nell’analisi e netta nelle posizioni. le cose possono cambiare anche rapidamente a livello elettorale e noi dobbiamo costruire l’alternativa che non sia settaria ma sia netta.
I modelli che vengono proposti in Italia sono o Berlusconi o Monti, per me Monti e Berlusconi  sono due facce della stessa moneta. Uno è la Milano da bere e l’altro è il paternalismo odioso. Noi dobbiamo essere capaci di proporre un modello di umanità che non è il farsi i cazzi propri, ma che sia un modello di responsabilità collettiva. Conflitto con quelli del piano di sopra e grande solidarietà con quelli del piano di sotto.

-è nel mal contento che cercherete di inserirvi?

Il mal contento può prendere la strada dell’imbarbarimento sociale, la nostra idea è di riuscire a sviluppare il mal contento per creare una lotta contro l’alto, contro i padroni. In concreto bisogna fare la Patrimoniale e poi bisogna fare il reddito di cittadinanza per tutti. Si deve partire dal conflitto per fare proposte concrete.
Bisogna ricostruire un idea duale della società, a noi non ci frega niente di diventare come Briatore, non si tratta di invidia, a noi Briatore ci fa un po’ schifo.  Noi dobbiamo ricostruire il nostro modello di riferimento.
Noi abbiamo il “materiale umano” per farlo, chi viene a rifondazione non viene per fare carriera, questo è un elemento di “ingenua passione" che deve caratterizzarci. Su questo si può costruire un idea forte.

Questo pezzo è una sintesi dell’incontro, con molti tagli (interventi e domande di altri compagni). A breve sul sito http://www.prcfederazionesalerno.it/wordpress/ si potrà scaricare l’audio completo.



lunedì 13 febbraio 2012

"We teach the life, sir"

*solo l'introduzione è sottotitolata in inglese, sub ita dal minuto 0.57

Un ringraziamento a cs nopasaran,GCbaronissi e casa della poesia

sabato 11 febbraio 2012

L'Europa Nostra (?)


Il nostro sindaco, Vincenzo De Luca, ci ha abituati bene. 
Nell'immaginario  di chi gli dà credito, Salerno è una città “europea”. Meglio, è LA città europea!
Qui  vogliamo solo ricordare un piccolo esempio, dell’usuale modo di muoversi, della nostra amministrazione cittadina:
Da anni si susseguono annunci su Metropolitana, Pista ciclabile e grandi opere di ogni genere.
A parte le luci d’artista (di dubbia utilità e di dubbio gusto) qualche rotatoria, l’avvio di piazza della libertà e il progetto crescent (sui quali ci siamo già espressi, e sui quali continueremo ad esprimerci) a Salerno la norma è l’inattività.

Meglio ancora, è l’attività elettorale.
Alla vigilia di ogni elezione i salernitani sono abituati allo spuntare di cantieri e inaugurazioni di ogni genere che puntualmente si bloccano o scompaiono ad elezioni concluse.
La pista ciclabile è un vecchio progetto. Da una decina di anni si parla di una pista ciclabile che costeggi l’intero lungomare di Salerno, quello che l’amministrazione è riuscita a produrre è una striscia di cemento che costeggia a stento il litorale di torrione.
Questo abbozzo di pista è ormai dissestata e poco curata. Durante la campagna elettorale regionale del 2011 il vicesindaco di salerno Eva Avossa, senza nessuna vergogna, è andata ad inaugurare il rifacimento della segnaletica orizzontale. Le strisce a terra. Nessun nuovo progetto, nessun ampliamento della pista, solo un nastro azzurro da tagliare per un lavoro di manutenzione che, tra l’altro, dovrebbe essere di routine, o almeno lo è nelle città europee tanto care a De Luca. Questa non è altro che propaganda (a basso costo)

Parlando del sindaco, i suoi atteggiamenti sono inaccettabili, una tracotante arroganza che inonda ogni sua parola. Un' arroganza che non si può permettere nessuno, meno che mai un amministratore inetto come De Luca. La sua linea è intransigente e miope, a volte sfocia nel razzismo più becero e nel populismo più disorganizzato.
Il mio voleva essere un piccolissimo esempio della realtà pubblicitaria, direi berlusconiana, che ci tocca subire costantemente. Seguiranno altri esempi, grandi e piccoli, con lo scopo di smascherare fino in fondo questo personaggio e la sua giunta, che impestano da ormai troppo tempo questa bellissima città.

"Restiamo umani"




Da un idea del c.s. "no pasaran" in collaborazione con i Giovani Comunisti Baronissi

venerdì 10 febbraio 2012

Il PRC Apre Le Sedi Ai Senza Tetto


Al fine di alleviare i disagi dovuti all'ondata di freddo che ha colpito il territorio, la Federazione Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Salerno aprirà la propria sede, anche nelle ore notturne, a partire da oggi, venerdì 10 febbraio e per tutto il fine settimana, per dare ospitalità ai senza tetto. È attualmente operativo un coordinamento tra la segreteria provinciale, i vari circoli territoriali e il CAMP (Centro di Ascolto Medico Popolare) finalizzato ad estendere la possibilità di accoglienza e cura ai senza tetto ed immigrati della Provincia.

Inoltre, in queste ore, per un eventuale supporto, la Federazione Provinciale di Salerno è in contatto con i Compagni della Federazione del PRC di Avellino, dove già è stata attivata la Brigata di Solidarietà che si occuperà di alleviare i disagi legati alle abbondanti nevicate per quanti sono impossibilitati a spostarsi.

A fronte di una gestione delle emergenze (semmai una nevicata in febbraio possa definirsi emergenza!) quantomeno discutibile, che quando non è inefficiente si traduce in militarizzazione del territorio, il Partito della Rifondazione Comunista risponde senza sterili proclami ma mettendo in campo, concretamente, una pratica dal basso, autorganizzata, autogestita e autofinanziata, che ha il solo scopo di rispondere ai bisogni delle persone che si trovano in particolare difficoltà.

Un plauso va all'amministrazione comunale di Salerno che, anziché creare una serie di servizi di assistenza "straordinaria",organizza una grande manifestazione per le piazze di Salerno per la giornata di San Valentino con tanto di inginocchiatoio per le proposte di matrimonio ed illuminazione ad hoc.

L'amore dovrebbe essere indirizzato a chi ne ha realmente bisogno e non sfruttato come un lenzuolo per nascondere ancora una volta i reali problemi della nostra città.

mercoledì 8 febbraio 2012

La recensione: Il labirinto del fauno


La tragica storia di Ofelia, una dodicenne spagnola che tenta di arginare la cruda realtà della dittatura fascista  rifugiandosi nel labirinto dell’immaginazione. Sotto il fatato sollievo del mondo delle fiabe, che si materializza con la presenza di un fauno che le rivela la sua vera identità, Ofelia scopre il ruolo riservatole dal fato. Una storia che parla dell’innocenza infantile calpestata dai soprusi dell’aberrante senso della disciplina di un gerarca dell’esercito spagnolo ai tempi di Francisco Franco. Un fantasy spietatamente reale nella sua cornice. Ambientato nei meandri del sogno, roccaforte della liberazione umana, in questa pellicola tradotta non solo in termini di necessità ma anche come ideale suggestione.


Un film di Guillermo Del Toro. Con Sergi López, Maribel Verdú, Ivana Baquero, Doug Jones, Alex Angulo.
Titolo originale El laberinto del fauno. Horror/fantasy, durata 112 min. - Messico, Spagna, USA 2006

Trailer ita:   http://www.youtube.com/watch?v=GZN1H6YX7fo

Trailer ing (migliore): http://www.youtube.com/watch?v=OQKhUXwlcXo

Stefano ferrara



martedì 7 febbraio 2012

Berlusconi, in italia. l’invidia del mondo, l’italia, in termini di storia, arte e cultura...


...Con novantotto partiti politici diversi, sono riusciti lo stesso a eleggere lui! 
Ha così poca rettitudine, cazzo, da poter dormire su una scala a chiocciola.

E’ così profondamente corrotto che ogni volta che sorride un angelo si prende la gonorrea.

Ha fatto così tanti lifting che la faccia gli si è spostata sulla testa e bisogna salire su una scala per vederlo mentire.
Dylan Moran - What It Is  





domenica 5 febbraio 2012

La crisi, la manovra e altre cose che non si mangiano


Il 18 gennaio verso le 17.30 prendo la bicicletta. Arrivo al punto Einaudi, sul corso, la sala che ci hanno messo a disposizione vuota. Incrocio le dita sperando che non sia un flop. Appendo le bandiere e scendo per un caffè. 
Quando torno vengo travolto dal brusio, le sedie quasi tutte occupate. Il tempo di prenderne una e la sala finisca di riempirsi. Oggi è il primo incontro del seminario di autoformazione inaugurato dalla segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, da Milano arriva Augusto Rocchi, responsabile economia del partito. E’ qui per parlare della crisi e della manovra. Più di 70 persone oltre alle telecamere di telecolore e i microfoni di Radio vostok. Presentano l’incontro Loredana Marino, segretario provinciale del PRC e Rossella Puca, coordinatrice provinciale dei Giovani Comunisti. 
Loredana Marino è un segretario forte, carattere di ferro e cuore grande. E’ lei a prendere per prima la parola: “Oggi si discute la manovra, ognuno di noi ha bisogno dello strumento della conoscenza per costruire l’opposizione al governo Monti”.
Così, in poche battute, sviscera la natura dell’incontro. Poi spazio alle iniziative del partito: presidio a Laurito contro la discarica, boicottaggio dell’omsa, l’imminente opposizione all’inceneritore, lancio delle liste civiche “Beni comuni”. 
Prende la parola Rossella: “Conoscenza e costruzione, sono un binario inscindibile perché senza la conoscenza non si può costruire nulla, e ora abbiamo bisogno di pratica”. Poi confida “Spero che questo incontro porti alla costruzione della scuola di politica di rifondazione.”  
La parola passa a Rocchi, origini milanesi, barba leggermente incolta, abiti eleganti e scarpe sportive. Anche lui parte dalla parola chiave di questo incontro: conoscere. 
La televisione e gli organi di informazione ci stanno dando una spiegazione di questa crisi come se fosse una crisi oggettiva, e come se le soluzioni fossero oggettive. Di oggettivo non c’è proprio niente. Capire bene da dove nasce e perché c’è questa crisi è fondamentale per definire quali politiche fare contro di essa”- sostiene il dirigente, che poi incalza - “La crisi non è una crisi finanziaria, ma strutturale.” Dopo il crollo del muro, spiega, c’è l’avvento dell’ideologia neoliberista. Se prima i mercati erano regolati, dopo il crollo non esistono più vincoli. Questa esasperazione del pensiero liberale è puramente ideologica. 

Continua parlando dell’America dove la risposta alla crisi strutturale è stata la creazione del debito: “Le politiche americane hanno permesso alle famiglie di indebitarsi senza vincoli e garanzia per far avere liquidità agli americani”. Uno dei problemi è che gli americani compravano prodotti di importazione deprimendo le produzioni americane e favorendo i mercati in espansione: Cina, India, Corea, America latina.
In generale il mondo, che era abituato ad avere gli USA, il Giappone e in parte l’Europa come grandi esportatori, si ritrova con queste nazioni in crisi e paesi in crescita sempre più esportatori di merci. “Siamo di fronte a una crisi mondiale di sovrapproduzione, e tutti si fanno la guerra per conquistare pezzi di mercato”. Insomma, il mondo produce troppo e non sa dove vendere. “Per sopperire a questo, cosa hanno pensato i geni neoliberisti? dato che non si potevano fare più soldi facili con gli investimenti industriali, si facevano con la finanza. Cioè, sono intervenuti con la finanza come risposta a una crisi che era economica e produttiva, che richiedeva tutt’ altre misure. Si è risposto spostando tutto sul terreno della speculazione finanziaria, fino alla creazione dei titoli spazzatura che sono vere e proprie scommesse sulle sorti fallimentari delle industrie”, argomenta Rocchi. Sia i titoli spazzatura, sia il fatto che le famiglie non potessero pagare il debito, hanno determinato l’esplodere della crisi  

Oramai è chiaro che anche gli economisti liberisti si rendono conto dell’errore, persino loro sostengono che bisogna tornare ad un accordo di stabilità della moneta. Questa, invece, la formula di Rocchi: “Registrare che ci sono grandi aree del mondo che sono pari potenze economiche e costruire un equilibrio concordato, poi imporre vincoli alle speculazioni: non remissibilità dei titoli spazzatura. E poi, tassazione sulle rendite finanziarie. Bisogna tornare ad una contrattazione sul piano commerciale”. Una delle forme auspicabili, secondo Rocchi, sarebbe “una base comune minima per la circolazione delle merci. Cioè, se per fare quel prodotto che esporti non vengono garantiti dei diritti minimi ai lavoratori, questi prodotti non possono essere esportati nelle aree dove questi diritti esistono. Io pongo dei temi che non mi appartengono totalmente, ma che tendono almeno alla la creazione di un terreno democratico più avanzato per i lavoratori e le lavoratrici”.  

Parlando d’Europa i toni si infiammano: “Siamo arrivati ad un uso della guerra finanziaria da parte della Germania per imporre il dominio sull’Europa. So che è una tesi hard,ma ci sono forti elementi in questo senso, per esempio i titoli spazzatura in Europa sono di proprietà delle banche tedesche 
Passa all’italia: “Quello che fa Monti è racimolare soldi per chiudere il debito. Una spirale che non risolverà la crisi. 
Se la gente non può comprare, la crisi peggiorerà solamente
”: Le proposte non tardano ad arrivare: Patrimoniale, taglio alle spese militari e alle grandi opere, tetto alle pensioni d’oro. 
Soldi che dovrebbero essere investiti per un reddito sociale, abbassare le tasse ai lavoratori, ricollocazione ambientale, insomma ridistribuire.

Si decide di andare a mangiare, tanti aneddoti divertenti raccontati da un Rocchi meno istituzionale e molto simpatico.
Torno a casa con un po’ di speranza in più e la consapevolezza che c’è tanto lavoro da fare


Lorenzo Moscariello



venerdì 3 febbraio 2012

è un credo assai strano...


...Molti cristiani portano delle croci attorno al collo. Credete che quando Gesù tornerà vorrà vedere una fottuta croce?



Bill Hicks





mercoledì 1 febbraio 2012

Odissea Termovalorizzatore

 La parola termovalorizzatore, a fasi alterne, entra ed esce dalle conversazioni di tutti i giorni, sbuca dalle pagine dei giornali locali e nazionali e viene sussurrata dalle televisioni locali. Ma da anni il tema non viene affrontato nel giusto modo.

    La controversa storia di questo impianto, che secondo il Piano Regionale per i Rifiuti dovrà sorgere in provincia di Salerno, più precisamente in Località Piana di Sardone, Comune di Salerno, inizia nel 2007, quando una terrificante emergenza rifiuti travolse Napoli e buona parte della Campania. La storia di cinque anni fa ci racconta di una Salerno isola felice in un inferno di topi, mosche e malattie respiratorie. Ma chi ha un po’ di memoria ricorda anche qui enormi cumuli di “monnezza” che lentamente s’innalzavano anche oltre il metro di altezza. Tutto ciò non avveniva nella Salerno della movida, e le cataste putrescenti di sacchetti non inondavano le strade principali, totalmente sgombre, ma bastava allungare lo sguardo un po’ più in là, nelle traverse e nelle stradine della periferia, per rendersi conto dell’emergenza selettiva che vivevamo nella nostra Salerno.

    Mentre la Giunta Regionale, allora capeggiata da Bassolino, puntava alla realizzazione del mega-inceneritore di Acerra, la Giunta Comunale di Salerno non perse tempo e si lanciò nella realizzazione di un progetto concorrente a quello regionale, proponendo la costruzione di un mega-impianto di termovalorizzazione che servisse allo smaltimento dei rifiuti delle provincie di Salerno, Avellino e Benevento. Nel 2008, come commissario per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Salerno, fu nominato il sindaco Vincenzo De Luca, principale sostenitore del progetto stesso, che individuò, già a quei tempi, la località di Sardone come locazione per l’impianto. Il 18 febbraio del 2008, Vincenzo De Luca, facendo carta straccia delle regole, nomina Alberto Di Lorenzo project manager per la realizzazione del termovalorizzatore. Ma, secondo la Procura di Salerno, le norme vigenti non prevedono la figura del project manager per quel tipo di procedura. Di conseguenza, De Luca non poteva nominare nessuno per quell’incarico, e tanto meno fare in modo che venisse retribuito. Nonostante tutto, Di Lorenzo ricevette un compenso di 15.000 euro. Per questo motivo il sindaco Vincenzo De Luca è indagato per peculato.

    Con il passaggio della competenze dal comune alla provincia di Salerno, dovute alla legge sulla provincializzazione del ciclo dei rifiuti, e dunque da De Luca ad Edmundo Cirielli, la situazione cambiò: Cirielli divenne un accanito sostenitore del progetto del termovalorizzatore di Salerno e De Luca, ricordatosi strumentalmente dell’incompatibilità fra differenziata spinta e inceneritore, comincia ad osteggiare il progetto.

    Ora però cerchiamo di fare più chiarezza non solo sulla vicenda in sé, da un punto di vista amministrativo, ma anche da un punto di vista tecnico, ambientale e della salute dei cittadini. Si parla di termovalorizzatore, ma di cosa si tratta? Un termovalorizzatore non è altro che un impianto per l’incenerimento dei rifiuti, integrato con un sistema per sfruttare il calore della combustione per produrre o, ancor meglio per risparmiare, una piccola quantità di energia che verrà utilizzata per il funzionamento dell’impianto stesso, senza però renderlo autosufficiente.

Si parla di impianti di nuova generazione, cosa vuol dire? Fino alla metà degli anni ’90, gli inceneritori o termovalorizzatori, lavoravano ad una temperatura inferiore a 850 °C, questo permetteva una massiccia produzione di diossine, sostanze altamente cancerogene, considerate fra i più pericolosi veleni esistenti al mondo. In tempi più recenti, l’innalzamento delle temperature oltre gli 850 °C e l’uso di filtri speciali, che una volta esauriti diventano pericolosi rifiuti speciali, hanno ridotto il rischio diossine, ma allo stesso tempo hanno aumentato l’emissione delle così dette nano-polveri, dette anche PM2,5: polveri talmente piccole da riuscire ad interagire a livello cellulare all’interno dei bronchi e di tutto il sistema respiratorio causando gravissimi problemi ed ancora una volta tumori. Le nano-polveri, non sono in nessun modo filtrabili e difficilissime da rilevare con le normali apparecchiature in uso ai tecnici.

    L’area interessata dalle polveri e dagli inquinanti fuoriusciti dal camino dell’impianto si estende dai Picentini alla Valle dell’Irno, comprendendo numerosi comuni come San Mango, San Cipriano Picentino, Giffoni Sei Casali a evidente vocazione agricola dove nascono numerosi prodotti con certificazione D.O.P., fino a lambire il comune di Baronissi. Ovviamente per non parlare della zona in cui sorgerà l’impianto.

    Come se tutto questo non bastasse le ceneri prodotte dalla combustione necessitano di siti di stoccaggio per rifiuti speciali, e dunque il sogno dell’autosufficienza campana nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti rimane un sogno ad occhi aperti.

    Dopo quasi cinque anni il percorso non è ancora concluso: prima la sociopatia di De Luca, incapace di trattare se non con la propria giunta di assessori e sordo alle proposte di chi non annuisce ad ogni sua parola, poi le frizioni interne fra iscritti al PDL della Provincia e della Regione che hanno portato alle dimissioni dell’assessore all’ambiente Fasolino. In entrambi i casi le istituzioni non tengono conto dell’ottimo livello di differenziata che raggiungono i Comuni della Provincia di Salerno.

    Malafede? Scarsa attenzione al progresso? Interessi extra-istituzionali? Non possiamo ancora dirlo; in ogni caso nei prossimi numeri parleremo delle alternative possibili al termovalorizzatore cercando di analizzare nel miglior modo possibile i pro ed i contro dei vari impianti.

Daniele Procida